lunedì 6 aprile 2009

Contro l'egualitarismo dell'era moderna


Non ho intenzione di scrivere di cosa è accaduto oggi in Abruzzo.
Ho ancora il vago senso di schifo per aver sentito da più persone esclamazioni tipo "con la ricostruzione aiuteranno l'economia". E non ho neanche citato Bastiat.

Parlerò a proposito di un argomento letto su un altro blog, Venetia Libertarian.
Parliamo della libertà di discriminare, che lo stato, in nome del egualitarismo buonista, cerca di estirpare per controllarci meglio.
Partiamo dal caso citato da V.L : un ivoriano di 37 anni escluso da un coro alpino per via del colore della sua pelle. si sentono levare grida di sdegno, molto probabilmente da parte di radical-chic e di ragazzi dei centri sociali
Piccola considerazione pratica : come giustamente citato in V.L il coro alpino è un'associazione privata. Detto ciò dovrebbe essere inviolabile la sua libertà di decidere chi entra e chi no. Come dovrebbe essere inviolabile la stessa libertà di discriminare per tutti i proprietari di "locali pubblici", che come ho già detto, tanti pubblici non sono. Perchè alla fine, tutti noi decidiamo chi può entrare o meno in casa nostra. C'è chi usa criteri razziali (non voglio negri in casa mia!), chi religiosi (provate a farvi invitare a casa di un testimone di Geova), chi politici. Ma è nel loro diritto, in casa propria ognuno è padrone. E dovrebbe essere cosi anche per chi gestisce un locale. In caso imponesse limitazioni alla clientela pageremme "il prezzo della discriminazione". La clientela esclusa si trasferirebbe in locali a loro aperti, portando li i loro soldi. Anche gli imprenditori dovrebbero avere la libertà di discriminare, assumendo (o non assumendo) in base a critire sessuali, religiosi o etnici. Anche in questo caso pagherebbe il costo della discriminazione, magari escludendo i lavoratori più capaci e assumento degli inetti, ma maschi, bianchi e timorati di Dio.

Ma devo fare un precisazione, quello che ho scritto non giustifica per nulla le politiche di Hitler nei confronti degli Ebrei. Se difendo la libertà di discriminare del cittadino, non giustifico per nulla l'imposizione statalista e totalitaria dei nazisti, che imposero ai commercianti "ariani" l'obbligo di non concludere affari con cittadini ebrei. Se nel caso del commerciante che decide di discriminare l'unico a pagare questa decisione è il commerciante stesso, nel caso dell'imposizione statale pagano tutti.


2 commenti:

  1. Certo che nella propria associazione uno fa entrare chi vuole. Ma come loro sono liberi di far entrare e poi far uscire uno perché pur essendo bravo a cantare è negro, io sono libero di pensarne tutto il male possibile di questa associazione e di dire che secondo me sono dei razzisti.

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  2. E sinceramente, a mio parere fai bene. Puoi a tua volta discriminare chi discrimina.

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